Il Bolero (la storia e le caratteristiche) – fonte: radioswissclassic.ch
Il Boléro composto da Maurice Ravel nel 1928 è una musica da balletto divenuta celebre anche come brano da concerto. È sicuramente il bolero più celebre mai composto, nonché l’opera più popolare del compositore.
La composizione fu commissionata da parte di Ida Rubinštejn, una ballerina russa.
Ravel non ne voleva più sapere di balletti dopo che aveva rotto con il mostro sacro dell’epoca in tema di balletti, quel Sergej Pavlovič Djagilev che imperava a Parigi in quegli anni come direttore artistico nonché fondatore dei famosi Balletti russi. Ma cedette alle insistenze della Rubinstein e decise di orchestrare un pezzo del compositore spagnolo Isaac Albéniz, il componimento per pianoforte Iberia, per un balletto. Arrivò presto però la notizia che gli eredi del grande compositore spagnolo non avevano acconsentito a nessuna trascrizione di pezzi del maestro anche perché la partitura della Iberia era già stata orchestrata dal maestro Enrique Fernàndez Arbòs.
Fu a questo punto che Ravel, non scoraggiandosi, prese l’iniziativa di comporre ex novo un pezzo a tempo di bolero, scegliendo dunque un brano dal carattere tipicamente spagnolo.
Il Boléro andò in scena all’Opéra national de Paris il 22 novembre 1928.
Il balletto, pur molto innovativo e provocatorio, ottenne un clamoroso successo.
La prima esecuzione sinfonica del Boléro fu l’11 gennaio 1930 dall’Orchestre Lamoureux diretta dallo stesso Ravel, preceduta cronologicamente dalle trascrizione del componimento per pianoforte, a due e a quattro mani, ed entrò nel mercato discografico per l’etichetta Tournabout.
Il Boléro ha avuto anche diverse trascrizioni per banda musicale.
Il brano è strutturato dalla ripetizione di due temi principali A e B, di diciotto battute ciascuno, proposti da strumenti diversi.
I temi si inseriscono sull’accompagnamento ritmico continuo del tamburo, e sull’accompagnamento armonico, spesso proposto in maniera accordale. La successione delle ripetizioni è disposta in un graduale e continuo crescendo, dal pianissimo iniziale fino al maestoso finale, per un totale di diciotto sequenze musicali (nove ripetizioni del tema A e nove del tema B).
Il brano, tranne che per una breve modulazione in mi maggiore nell’ultima sequenza che apre alla cadenza finale, rimane sempre nella tonalità di do maggiore, sebbene nel tema B siano presenti elementi tensivi dominanti come il SIb ed il REb che lo differenziano dal tema A diatonico.
L’organico orchestrale previsto è un’orchestra con l’aggiunta di un oboe d’amore, di tre sassofoni e di un gong. Con il procedere del brano, i temi vengono suonati da combinazioni di strumenti, al fine di aggiungere timbri all’orchestra.
Curiosità (facoltativo)
I ricercatori Luigi Amaducci, Enrico Grassi e Francois Boller nello studio “Maurice Ravel and right-hemisphere musical creativity: influence of disease on his last musical works?” pubblicato su European Journal of Neurology (v. 9, pagine 75 – 82 del 2002) sostengono la tesi che sia possibile riscontrare gli effetti della neuropatia del compositore nelle sue opere, incluso il celeberrimo “Bolero”. In particolare Francois Boller ritiene che la complessità ritmica del capolavoro di Ravel attesti la funzionalità dell’emisfero destro, mentre la presenza di soli due temi, a differenza della sua precedente produzione, sia emblematica della compromissione dell’emisfero sinistro. Il ricercatore conclude che Ravel soffrisse di due distinte patologie: un’afasia progressiva primaria ed una degenerazione corticobasale.
Di fatto non perse la capacità di comporre ed elaborare musica, ma quella di esprimerla. (“Le Scienze” 23.01.2002).
Politicamente era socialista, amico di Leon Blum, Presidente del Consiglio francese tra il 1936 e ’38, e assiduo lettore del quotidiano “Le Populaire”.